Con bullismo si indica generalmente nella letteratura psicologica internazionale «il fenomeno delle prepotenze perpetrate da bambini e ragazzi nei confronti dei loro coetanei soprattutto in ambito scolastico. In particolare con il termine bullismo si intende riunire aggressori e vittime in un'unica categoria».[1]
In Scandinavia, soprattutto in Norvegia e Danimarca, si usa il termine mobbing. In Svezia e Finlandia, invece, il termine mobbning.[2] Entrambi i termini derivano dalla radice inglese mob stante a significare «un gruppo di persone implicato in atti di molestie».[3] [4]
In Italia, invece, si è preferito adottare la dicitura anglosassone coniando il termine "bullismo" che è, appunto, il calco dell'inglese bullying. Letteralmente il termine significherebbe "prepotente", "bullo", tuttavia la prepotenza, come alcuni autori hanno avuto modo di rilevare,[5] è solo una componente del bullismo che è da intendersi come un fenomeno multidimensionale.
I primi studi sul fenomeno del bullismo si devono a Dan Olweus, a seguito di una forte reazione dell'opinione pubblica norvegese dovuta al suicidio di due studenti non più in grado di tollerare le ripetute offese inflitte da alcuni loro compagni.[6]